Una storia lunga 20 anni

Carissimi Amici,

oltre vent’anni son passati dal giorno in cui il destino decise che la mia più grande passione dovessecoincidere di lì in avanti col mio lavoro.

Fatali furono quei tacchetti in vite, in gergo “a siè”, che un sabato mattina andai a comprare nel negozio specializzato della zona; i campi, per la partita dell’indomani, si prevedevano pesanti e per un bomber de noaltricome me, neanche malaccio sottoporta ma ahimè lento come un bogòn, il primo metro di scatto valeva una partita. L’esatta differenza tra un frustrante anticipo e un gol d’autore.

<<Ci farebbe comodo uno come te>>, la buttò lì mentre uscivo il responsabile del tempo, il mitico Ugo, a cui sempre sarò riconoscente. <<Ne parlo col titolaremagari qualche giorno di prova e poi si vede…>>.

Ed eccolo qui, il mio destino: io licenziatomi da poco dalla fabbrica, loro alla ricerca di un addetto al reparto calcio.

Come nelle partite più epiche, quando la palla giusta sembra non arrivare mai, ma tutt’un tratto sbuca tra mille gambe e te la ritrovi lì, pronta, ben confezionata, solo da spingere in fondo al sacco... il sogno di ogni bomber! Gli esperti lo chiamerebbero fiuto mah; di sicuro un po’ di sano fondoschienalo è. Comunque sia, stavolta, vietato farsi anticipare!

Pronti via, quindi, per una bellissima esperienza di lavoro; cinque anni intensi, senza mai che un giorno risultasse noioso e non portasse nuove conoscenze, nuovi entusiasmi, nuove ambizioni, nuovi incontri.

In quel periodo conosco Moreno Bertazzo, attuale direttore commerciale di Erreà col quale, seppur collaborando in punta di piedi, inizio a togliermi delle soddisfazioni specie in ambito di forniture sportive per società, tra le quali la Virtus del geniale Gigi Fresco e il Bardolino Femminile, agli albori dellascesa che valse di lì a poco scudetti ed affermazioni europee.

Nel 2007, quasi in stile “calcio mercato”, arriva sul tavolo l’allettante proposta di un’azienda veneta specializzata nel settore, che intende ampliare la rete vendite ed aprire su Verona, individuando in me lafigura ideale a cui affidare la conduzione. Non ci penso due volte e accetto.

E’ qui che si instilla nei miei pensieri il seme, perseguito ed atteso con la caparbietà dei forti e il taccuino dei “strassi, del mio futuro progetto personale. A fianco a me, a supportare e sopportare ogni mio dribbling mal riuscito, ogni mia bordatacalciata alla “viva il parroco” in tribuna, il mio grande amico Gigi Buchi, che qui ringrazio pubblicamente. Senza di lui, molte ambizioni sarebbero rimaste tali.

Intanto c’è da ripartire, con due mobili, tre scaffali, le chiavi in mano ed entusiasmo a mille per la nuova avventura. Basta e avanza per far bene. Lo schedario alla voce clienti è vuoto ma pazienza, si riempirà strada facendo. I risultati non tardano ad arrivare, superando da subito le previsioni: la vendita al dettaglio riscuote consensi, le forniture aumentano, così come le società che affidano a me la loro immagine e quella dei loro atleti.

Nel frattempo il rapporto con Erreà, mio fornitore principale, si consolida, evidenziando sempre piùquell’unità d’intenti e quello “stile” proprio adentrambi, semplice a dirsi quanto difficile da realizzare: far le cose fatte bene.  

Passa ancora qualche anno. I tempi sono ormai maturi per il grande salto. La crisi economica mondiale, sempre più stringente, suggerisce alla proprietà di rientrare coi costi e mi ritrovo sul piatto l’opportunità dell’ennesima sfida. Se sia d’argento o di latta, quel piatto, non è dato sapere: starà a me farne emergere il vero metallo.

Al termine di una breve trattativa, il 12 marzo 2012 la mia creatura, Oly Sport, diventa realtà.

Nuovi e molteplici impegni ora si aggiungono. La sede da subito non cambia, ma in barba ad ogni logica commerciale, dopo due anni decido di spostarmi,ridimensionando negli spazi sia il negozio che la parte operativa. Meno costi, meno estetica, più concretezza. In questa scelta ancor oggi io ci vedo tutto me stesso.

Ed è un azzardo che premia. I clienti mi seguono, dimostrando rinnovata fiducia e una fidelizzazione che sa di antichi princìpi. Il “piccolo negozietto” supera i numeri del grande; le società si affacciano alla nuova realtà grazie alla potenza del passaparola, trovando spesso affinità tali da rendere l’esperienza lavorativa un’opportunità reciproca non solo di conoscenza, ma anche di amicizia, di stima.

Così come i clienti, anche i fornitori si pongono a me nel migliore dei modi. Ancora una volta, spicca tra questi limpareggiabile qualità di Erreà, che non manca di manifestarmi in ogni occasione la propria vicinanza ed il supporto che vado cercando. Il loroconceptsi sposa in tutto e per tutto col mio ed è un piacere lavorare assieme.

Ho l’onore di conoscere il titolare fondatore, sig. Angelo Gandolfi; confrontarsi con persone così rare e piene di intuizioni non è roba da tutti i giorni. In  certicasi, il saper attingere non è qualità meno nobile del saper creare. E così provo a fare.

Appese le personali scarpette al fatidico chiodo, il pallottoliere dei gol importanti ne conta ora degli altri, focalizzati sull’attività e la famiglia che assieme a Francesca, mia compagna di vita, ho nel frattempoallargato con arrivo della principessa Evìta e di Gregorio, il piccolo “bomberino”.

E’ un periodo di enormi soddisfazioni: dalla nascita di Oly Sport ai primissimi mesi del 2020 la mia azienda vede la sua luce più brillante. Cresce la consapevolezza e con essa la voglia di rinnovare, ma nonostante ciò spostare equilibri e muovere ingranaggi ben funzionanti non mi par mossa saggia.Tradisco per una volta il mio istinto di attaccante,adottando il “catenaccio” sull’eventualità di ampliarmi  nonostante le offerte e i nuovi progetti all’orizzonte. No, non è ancora il momento.

E infatti.

Ecco il Covid, marzo 2020. Ecco le chiusure, le restrizioni. La pazzia. Ecco il mondo dello sport che va a gambe all’aria e con esso il suo indotto. Oly Sport non è che una lacrima, in quel mare di piantocui ha deciso di sottoporci la Storia. Ma è la mia. Vaffanculo, neanche me la fossi chiamata. Eppure resisto; non fosse per la quella formichina che non ha mai dimenticato da dove arriva, questa storia non sarei neanche qui a scriverla.

Ma come dopo tutte le tempeste che si rispettino, torna il sereno.

Siamo ai giorni nostri. La vita ha vinto, lo sport riparte. L’attività ha retto, alla faccia di tutto ciò che non è riuscito a farla crollare. Non senza cicatrici, però. Gli equilibri sono saltati, gli ingranaggi arrugginiti ed il “vecchio” non ha più il sapore di prima.

E’ il momento.

D’altro canto, ce lo insegnano i nostri nonni che dalle crisi se ne esce cambiati, ancor più consapevoli di chi si è e dove si vuole arrivare. Succede quindi che la rabbia cambi volto ed assuma le sembianze di quell’irriducibile forza di volontà che, a guardar bene,  ha percorso con me un viaggio incredibile.

Quel viaggio iniziato vent’anni fa, con la spregiudicatezza di chi in fondo non aveva niente da perdere. Con le prime forniture, coi primissimi clienti… e con Erreà, con Moreno, in punta di piedi.Perché è così che si costruiscono i rapporti migliori.

I progetti coi quali si è tanto “flirtato, ora, sono più vivi che mai e trovano d’incanto la loro giusta, naturale collocazione; è tempo di una nuova sede, di nuovi spazi, di una nuova rinnovata immagine. E’tempo di stringersi ancor più forte la mano per suggellare gli impegni presenti e programmare i futuri, volti a condividere gli stessi valori e gli stessi ideali che ci hanno portati sin qui.

E’ l’alba di Oly Sport 4.0, come amo simpaticamente definirla, promossa con mio grande orgoglio a punto vendita “Erreà Pro di Verona. Un altro traguardo, un nuovo punto di partenza. 

E un’altra bella storia tutta da scrivere.  

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